Cultura romena in Italia.
Parla Ervino Curtis (Associazione “Decebal”, Trieste)
28 novembre 2010
Cultura romena in Italia.
Il punto di vista di Ervino Curtis
- intervista realizzata da Afrodita
Carmen Cionchin (https://www.afroditacionchin.ro).
«Il
messaggio rimane ancora a livello di élite e soprattutto mancano
iniziative culturali nella provincia italiana». Si
presenta in questo modo, a giudizio di Ervino Curtis [foto],
presidente dell’Associazione culturale di amicizia italo-romena
«Decebal» di Trieste, la diffusione della cultura romena in Italia.
Tra
le associazioni culturali create da romeni e italiani nella Penisola,
l’Associazione «Decebal», fondata nel 1987, è, dopo la «Fondazione Europea
Dragan» (1967), la più antica organizzazione esistente in Italia, con una
ricca attività culturale e di ricerca.
In che termini si può parlare, a suo
parere, della ricezione della cultura romena in Italia oggi?
Ervino Curtis:
Purtroppo siamo ancora lontani da una conoscenza diffusa della storia, della
letteratura e di tutti gli altri campi della cultura romena in Italia, non
solo a livello popolare ma soprattutto a livello di operatori culturali
italiani, per non parlare di politici o amministratori. Qualche cosa si sta
muovendo nelle grandi città dove ci sono istituzioni romene o associazioni
di romeni, però il messaggio rimane ancora a livello di élite e soprattutto
mancano iniziative culturali nella provincia italiana.
Quale è il ruolo dell’associazionismo
italo-romeno nell’integrazione e nel dialogo interculturale?
L’associazionismo romeno e italo-romeno ha un
ruolo essenziale nel processo di diffusione culturale e nell’integrazione
dei romeni în Italia nella misura in cui attui iniziative di apertura verso
la società e non si chiuda in un’attività di circolo o di attivismo solo
verso i soci.
La sua associazione si è impegnata
sul piano della comunicazione anche con un sito Internet, www.decebal.it,
complesso e articolato, di carattere preminentemente culturale, che offre,
oltre alle notizie dell’associazione, tutta una serie di informazioni,
immagini e riferimenti sulla cultura e sulla storia della Romania. Quale è
la sua esperienza al riguardo?
Anche qui devo dire che non sono soddisfatto
di me stesso. Poiché, dopo il primo grosso momento di investimento di tempo
e, non solo, sul sito, sono poi stato travolto da molteplici problemi di
carattere personale che mi hanno impedito di aggiornarlo come avrei voluto.
D’altronde, diverse iniziative sugli istroromeni hanno preso la gran parte
del mio tempo e delle mie risorse. Sicuramente, nonostante sia riuscito ad
inserire oltre 1000 immagini interessanti sul sito, ne ho altrettante da
inserire spero in un prossimo futuro.
Lei e la sua associazione accordate
una particolare attenzione agli istroromeni. Come si presenta, all’inizio
del terzo millennio, la situazione degli istroromeni e come si può portare
avanti la loro causa?
La situazione degli istroromeni è sempre più
drammatica poiché, se già il Maiorescu nel suo primo viaggio in Istria nel
1857 si stupiva della permanenza di questa cultura e dava a essa solo pochi
decenni di sopravvivenza, si può immaginare dopo un secolo e mezzo come
possa essere la situazione. Però, se Bratianu parlava della lingua romena
come un enigma e un miracolo, ancor di più tale assunto vale per
l’istroromeno che, al di la di tutte le previsioni, viene ancora parlato da
alcune centinaia di istriani croati. Una mostra da me fatta sugli
istroromeni, quale prima immigrazione di romeni verso l’ovest, nel giugno
del 2007 a Trieste e reiterata a Toppo di Travesio, a Venezia, poi nel
maggio del 2008 a Timisoara e nel settembre a Sibiu, ha riproposto il tema a
diversi livelli di interesse. Inoltre, il catalogo della mostra ha
costituito una prima pubblicazione in assoluto di tipo storico divulgativo
sulla cultura e sulla lingua. Un ulteriore momento di interesse è stata la
tesi di laurea sugli istroromeni alla Ca’ Foscari di Venezia del dottor
Gilberto Pegoraro. Ben tre articoli di fondo sulla mostra e sugli
istroromeni sono stati dedicati dalla diffusissima rivista romena «Formula
AS». Credo che, se le associazioni romene in Italia si facessero parte
dirigente per organizzare la mostra nelle varie città italiane, ci sarebbe
un sicuro ritorno positivo sia sulla immagine della Romania che sugli
istroromeni stessi. Inoltre, le università romene, facoltà linguistiche,
dovrebbero organizzare stages nei luoghi degli istroromeni, come
sta cercando di fare l’Università de Vest di Timisoara.
Qual è il suo giudizio sul modo in
cui la stampa italiana riflette la realtà socio-culturale dei romeni in
Italia?
La stampa italiana riflette naturalmente la
grande ignoranza che lo stesso popolo italiano ha sulla Romania e sui
romeni, salvo casi rari. I romeni confusi con i rom, con gli slavi e
ammassati assieme ai marocchini, curdi e tunisini ecc., vengono generalmente
trattati come la stampa del nord Italia trattava negli anni ’50 i
meridionali. È naturale che il grande numero complessivo dei romeni in
Italia porta statisticamente a grandi numeri anche per coloro che delinquono
tra i romeni, ma altresì porta anche a grandi numeri di lavoratori che
pagano le trattenute dell’INPS per i pensionati italiani, a grandi numeri di
nuovi nati che riempiono le vuote aule scolastiche e impediscono pesanti
ridimensionamenti di personale scolastico, a grandi numeri di badanti che
sopperiscono alle carenze della società italiana e alle difficoltà delle
famiglie verso gli anziani, a grandi numeri di addetti all’agricoltura e
pastorizia che hanno impedito una tremenda crisi del settore agroalimentare,
a grandi numeri nell’industria e nell’edilizia coprendo le carenze provocate
dalla poca disponibilità di lavoratori italiani, con purtroppo grandi numeri
anche tra i deceduti sul posto di lavoro ecc. Bisognerebbe più spesso
accomunare tutti insieme questi grandi numeri.
Tratto da:
-
Forum degli intelletturali romeni d'Italia
(FIRI) -
https://firiweb.wordpress.com/2010/11/28/cultura-romena-in-italia-parla-ervino-curtis-associazione-decebal-trieste/
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