FIGURE NOSTRE

Andrea Glavina

di Mario Niccoli

[Tratto da: L'Arena di Pola, 15 febbraio 1966, p 2 - http://arenadipola.com/articoli/73573.]

Andrea Glavina nato a Valdarsa nel 1881 e morto a Pola nel 1925, Insegnante a Fianona durante gli anni della prima guerra mondiale. Foto: Mario Niccoli.

Da fianonese, sento il desiderio di rammentale ai miei compaesani e a tutti quelli che lo conobbero e lo amarono, nel quarantunesimo anno della sua prematura scomparsa, il maestro e letterato Andrea Glavina. Egli nacque a Valdarsa, allora frazione del Comune di Fianona, il 30 novembre dell'anno 1881. All'età di 12 anni, un professore rumeno, Teodor Burada, lo portò con se a Bucarest e lo affidò a una dei migliori collegi della città, affinchè il ragazzo potesse istruirsi sulla lingua e sulla storia rumena. Il Glavina ebbe così occasione di conoscere alcuni studiosi che si dedicavano a ricerche sull'origine dei loro fratelli istro-rumeni di Valdarsa e frazioni limitrofe. Costoro s'interessarono di Andrea Glavina con lo scopo e la speranza di farne un apostolo di propaganda politica c avere così un primo insegnante di lingua rumena, per poter aprire finalmente la prima scuola rumena a Valdarsa, esitando così che quei poveri «ciribiri» (così erano detti i rumeni istriani) fossero croatizzati nelle scuole slave, volute e aperte dal partito slavo (legge «Prava nasa sloga»), e sotto la spinta della propaganda di preti, gendarmi e maestri croati.

Oltre che a Bucarest, Andrea Glavina studiò pure a Cernauti, Clui e Jasi, Divenuto adulto ritornò nei luoghi nativi; sposò una fianonese, Flora, figlia del compianto cap. Giovanni Maria Zagabria, deceduto a Fiume il 2 novembre 1919. Insegnò a Fianona nelle scuole elementari durante la prima guerra mondiale.

Andrea Glavina non tralasciò mai di dedicarsi agli studi sull'origine dei suoi compaesani istro-rumeni; e aspirò ad aprire delle scuole e un Municipio italo-rumeno. Questo potè realizzarsi solo con la venuta dell'Italia. Egli non esitò ad abbandonare la sua comoda residenza di Fianona, per recarsi nella sua nativa Valdarsa c fondarvi la prima scuola italo-rumena; là si dedicò con fervente amore a istruire quelle misere popolazioni con un'alta percentuale d'analfabeti, e insegnò loro la madre lingua italiana, esitando così che fossero facile preda dei politicanti slavi.

Per ottenere l'autorizzazione ad aprire la scuola italo-rumena il Glavina chiese la collaborazione del conte dott. Giuseppe Lazzarini-Battiala di Albona, allora segretario del governatore di Trieste, generale Petiti di Roreto. Quest'ultimo avrebbe dovuto intercedere presso il patrio governo riguardo alla pratica. L'autorizzazione fu concessa e la apertura avvenne nella primavera del 1919, con somma soddisfazione del maestro Glavina che potè impartire le tanto sospirate lezioni di italo-rumeno ai suoi amati «ciribiri». La scuola venne intitolata all'Imperatore Traiano che con le sue legioni conquistò la Dacia, l'attuale Romania.

Per merito suo fu pure inaugurato nel mese di agosto dell'anno 1922 il Comune di Valdarsa con alcune frazioni tolte ai Comuni di Fianona e di Bogliuno. Il Glavina, sebbene di salute malferma, accettò per amor patrio, l'incarico di commissario prefettizio dei nuovo Municipio (Primeâriâ) di Valdarsa (Susn'evita). Egli si dedicò con sommo ardore e tenacia, a creare fra immense difficoltà finanziarie, il nuovo Comune italorumeno, superando le difficoltà iniziali rese ancor più ardue dalla non ancor spenta politica slava. Il sindaco di Roma fece dono a quel Comune dell'emblema raffigurante la colonna Traiana e il timbro municipale con il medesimo simbolo.

Nel 1919, quando ebbero luogo a Parigi, le trattative per la pace e le maggiori nazioni vincitrici stavano per decidere d'assegnare una parte dell'Istria alla Jugoslavia, il maestro Glavina ed altri amici fecero sentire attraverso scritti la loro voce di protesta per quell'ingiustizia; ottennero che una commissione di giornalisti e di politici venisse a constatare sul luogo l'errore che sarebbe stato commesso con una divisione, perchè le genti che abitavano quei luoghi erano latine. Infatti anche Valdarsa restò all'Italia.

Il Glavina scrisse una grammatica del dialetto istro-rumeno a Bucarest nell'anno 1905: il «Calendaru rumeni din Istrie». Fu pure corrispondente del giornale rumeno «Fat-Frumos» di cui era redattore il prof. Lecâ Morâriu dell'Università «Re Carol» di Bucarest. Il Glavina, dopo aver donato tutta la sua vita per il bene del prossimo, mori a Pola il 9 febbraio dell'anno 1925, compianto da quanti lo avevano conosciuto e letto i suoi scritti.

Il Glavina non fu l'unico a interessarsi dell'origine dei suoi compaesani istro-rumeni; anche altri studiosi s'interessarono della materia. Tra 'questi l'illustre albonese prof. dott. Matteo Bartoli dell'Università di Torino, glottologo di, fama mondiale, che fu un caro amico e corrispondente del maestro Glavina; per seguire i suoi studi, si recò a visitare le frazioni istro-rumene dell'Istria nell'anno 1921, dove la popolazione continuava a parlare il dialetto rumeno. Avevano un tempo persino un'osteria con la scritta «Opstâtâriâ Rumina» tenuta da un convinto fedele del luogo, certo Francesco Scrobe, coniugato con una fiumana. Alcuni studiosi, visitando quei luoghi, constatarono dal modo di parlare degli abitanti che molte famiglie derivavano fin dai tempi remoti dell'imperatore Traiano, dalla Valacchia, dalla Bucosina e dalla Transilvania. Ad Abbazia li scoprì la prima volta nell'anno 1857, un turista rumeno, il prof. Ian Maiorescu di Bucarest. Pubblichiamo due lettere inviate al Glavina dal dott. Silvestri, direttore della Rassegna italo-rumena «Romania», e dal prof. dott. Matteo Bartoli dell'Università di Torino.

Roma 20. 12. 1921. Preg.mo signor Glavina, il Pro, Matteo Bartoli, carissimo amico di vecchia data, no ha parlato lungamente dell'opera Sua e dei suoi Romeni istriani con l'entusiasmo che Lei certamente sa e conosce. Io dirigo qui a Roma una rassegna quindicinale «Romania» di cui Le invio la raccolta di quest'anno e invierò regolarmente i numeri via via che si pubblicheranno. Nella rassegna che è italiana, quantunque naturalmente accetta e appoggiata dai miei amici di Bucarest, è mio intendimento di dare larga parte al problema dei Romeni istriani e ai loro interessi. Di più, come capo dell'ufficio stampa per la Romania in Italia e valendomi di tutte le possibilità che mi offrono le varie relazioni con gli Enti ufficiali, intendo occuparmi seriamente, per appoggiare i giusti e legittimi desideri della popolazione di cocesti comuni. Vorrei intanto ch'Ella mi comunicasse con cortese sollecitudine tutte le più ampie notizie che Le riesca sopra il numero, le occupazioni, i paesi, la particolarità caratteristica ecc. dei romeni di Montemaggiore. Coordinando questi dati farò in un articolo un richiamo al governo italiano e a quello romeno per ottenere intanto, e subito, qualcosa: una biblioteca circolante di libri convenienti, in italiano e in romeno — e altro che Lei stessa avrà cura di indicarmi. Io conto sulla collaborazione sua anche per notizie a sua firma ch'io pubblicherò molto volentieri: a che punto è, p. e. il progetto di collegamento ferroviario Pisino-Abbazia? Come è risolto il problema dell'insegnamento? Furono realmente concesse le venia di studio pel Collegio Nazionale di Pisino promesse dal sottoprefetto Galli? Quali sono i Provvedimenti presi dal governo italiano per i vostri comuni e quali sono i Provvedimenti desiderati? Questi ultimi mi interessano in modo particolare. Ella non abbia scrupoli nel segnalarmi bisogni, inconvenienti, lagnanze, desideri, progetti: tutto quanto nella rassegna — che è italiana e bene accetta nei circoli ufficiali italiani — sarà convenientemente esposto con la mia firma e responsabilità, in modo che Ella sia perfettamente, al caso, salvaguardata. Dico questo non perchè ritenga che il nostro governo non sia favorevole al vostro sviluppo, ma perchè forse sarà necessario parlare della insufficienza dei funzionari. L'amico Bartoli che mi fornì notizie dei Rumeni dell'Istria è venuto con me alla Legazione di Romania a parlare di essi — e naturalmente la Legazione è quanto mai disposta a fare quanto è possibile per loro a mezzo mio. Io la prego dunque di volermi al più presto inviare tutto quanto Ella può di notizie — e se le fosse possibile (contro restituzione) quanto Ella avesse di articoli, opuscoli o libri sui suoi rumeni. Bartoli mi dice che un articolo fu pubblicato da Lombardo Radice sulla sua rivista In quale anno? In altre opere? Molto mi piacerebbe poter pubblicare parecchie buone fotografie di cotesta località — una per esempio che comprendesse il lago e il Monastero — e una almeno per ogni paese col monte Maggiore. Se possibile però uno o due gruppi di gioventù maschile e specialmente femminile, uno di vecchi uno di bambini — qualche interno. Perchè dal comune romeno è stata esclusa Seiane? In resto in altera, egregio signor Glavina, d'un riscontro e la prego di voler gradire i miei anticipati ringraziamenti e saluti cordiali. Suo dott. M. A. Silvestri.

Bogliasco (Genova), 15.VIII. 22. - Caro amico, queste vacanze non posso recarmi nell'Istria e Io desideravo vivamente, anche por collaborare alla inaugurazione dal nuovo Comune romeno. Ma conti nuo ad occuparmi in altri modi dei Suoi Romeni, e al principio del prossimo anno scolastico avrei bisogno di quelle versioni dialettali della Parabola del Figliol Prodigo nelle parlate di ciascuno dei vostri villaggi romeni, i compreso quello di Seiane. Voglia, La prego, compiere colà, il lavoro ch'Ella avrà senza dubbio iniziato e sopra tutto non abbia scrupoli di grafia o altri. Il dott. Borgherio della Biblioteca Vaticana mi ha promesso di farLe avere catechismi: e altre stampe in lingua romena. Ma è opportuno ch'Ella gliene faccia domanda. Distinti ossequi alla Sua signora, e cordiali saluti ai nostri comuni amici compreso il cav. Galli. Suo afferro Matteo Bartoli.

Spero che questo modesto articolo, con le aggiunte lettere, in memoria del maestro Glavina, farà piacere ai miei compaesani.

Main Menu


Created: Saturday, May 14, 2022; Last updated:Friday March 31, 2023
Copyright © 1998 IstriaNet.org, USA